“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee

È un libro senza tempo, nel senso che tratta di argomenti attuali, ancora irrisolti oggigiorno. La lotta contro l’apartheid e la segregazione razziale sembra non siano serviti a nulla e ci troviamo impantanati nei limiti della prima metà del ‘900, periodo di ambientazione del libro.

La figura di Atticus è quella che ha colpito maggiormente: un padre non autoritario ma autorevole, che si mette alla pari dei bambini spiegando quanto accade con semplicità in modo che loro capiscano, ma lasciando la libertà di creare proprie opinioni. È un uomo con una spiccata rettitudine morale, umile, e che insegna ai figli a non giudicare perché bisogna “mettersi nei panni degli altri”. Solo così si imparerà a comprendere le motivazioni che spingono le persone a certe azioni spesso indecifrabili. L’autrice ha la capacità di raccontare le vicende dei personaggi, e porta anche noi a giustificarli. Né è un esempio l’accusatrice di Tom che è sicuramente una bugiarda, ma che è spinta alla menzogna dalla paura delle ripercussioni che subirebbe dal padre.

Atticus non viene mai chiamato papà dai figli, forse perché non c’è la contrapposizione con la figura di una madre, morta prematuramente.
Il momento del processo divide in due il libro: nella prima parte si rappresenta l’ingenuità dell’infanzia caratterizzata dai giochi dei bambini in cortile e da uno stile scarno, mentre nella seconda parte il tono si fa più adulto ed è predominante il tema della giustizia e, di contro, dell’ingiustizia del verdetto. Anche qui si nota l’ingenuità di Scout che è dispiaciuta più per la sconfitta del padre che per la sentenza, contrapposto a una maturità di Jem che ne comprende la drammaticità.

Alcuni hanno letto il libro dopo molti anni, trovando sempre delle peculiarità che non avevano notato nella lettura precedente. A chi suggerirne questo libro? Forse gli adolescenti di oggi non lo troverebbero così antirazzista perché ci sono in circolazione libri in cui temi di questo genere sono trattati in modo più diretto e con l’ausilio di storie di violenza. È un libro che va contestualizzato nel periodo raccontato, ovvero l’America degli anni ‘30, nel quale il rapporto bianchi/neri non è paritario ma raccontarlo ha creato scalpore. Si potrebbe suggerirne la lettura ai genitori, in quanto ci sono dei riferimenti molto evidenti sui comportamenti da tenere verso i propri figli.

Nella parte dove l’insegnante redarguisce i bambini su quanto sta accadendo in Europa con l’ascesa di Hitler, sta tutta l’ipocrisia americana di chi si sente portatore di democrazia e non si accorge delle discriminazioni che ha “in casa”, specificatamente contro i neri. Ancora oggi nel braccio della morte ci sono più detenuti di colore che bianchi.
Il buio del titolo è quello che caratterizza le pagine finali del libro e può essere visto come metafora della paura di non sapere/vedere che crea diffidenza e odio, sentimento che si può combattere solo con l’empatia e il guardare il punto di vista dell’altro: “Quasi tutti sono simpatici Scout, quando finalmente si riesce a capirli”.
Mentre la società dei bianchi ha molte “sfaccettature” (i progressisti, i sudici, i violenti), quella dei neri sembra uniforme, tendente all’essere tutti brave persone. Può essere visto come una provocazione da parte dell’autrice o perché i neri sono ossequiosi nei confronti dei bianchi e quindi non gli è permesso esprimere la loro vera natura.
Oltre alle differenze etniche e sociali, il libro ci mette di fronte anche ad altri pregiudizi, quelli sulla disabilità o semplicemente su chi fa vite non convenzionali, come il vicino di casa Boo Radley, segretato in casa prima dal padre poi dal fratello. Anche lui rappresenta un disadattato, una figura senza tempo, dalla quale avere inizialmente paura perché diverso, ma che alla fine incuriosisce i bambini che vogliono comprendere e non giudicare.

Author: Tè Letterario

Il GDL di Terno d'Isola è formato da una quarantina di iscritti. Ci si vede una sera al mese nell'aula corsi della Biblioteca di Terno d'Isola (Via Bravi, 9), discutendo del libro che tutti hanno letto, fornito dalla biblioteca. Si inizia con un buon the caldo e si lascia spazio alla parola. Verso le 22.30 si chiude la serata e si consegna il libro da leggere per il mese successivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto